Sicurezza per i ciclisti: cosa ci dice la psicologia del traffico

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L’incidente mortale del 22 aprile di Michele Scarponi (ciclista professionista) e quello gravissimo del 17 maggio occorso a Nicky Hayden (motociclista), deceduto nella giornata di oggi, investiti rispettivamente da un furgone e da un auto mentre si allenavano in bicicletta, hanno portato all’attenzione dei media un dato allarmante per la sicurezza di chi utilizza la bici sulla strade italiane. In base ai dati ISTAT del 2015, in Italia restano coinvolti in media 45 ciclisti al giorno in incidenti stradali e c’è un morto per investimento in bici ogni 35 ore.

L’attenzione è stata posta sulla cosiddetta legge “salvaciclisti” (disegno di legge n. 2658 presentato nel marzo 2017 al senato) che prevede modifiche all’articolo 148 del Codice della Strada in materia di tutela della sicurezza dei ciclisti, prevedendo l’obbligo di sorpasso dei ciclisti ad almeno 1,5 m di distanza. Tale norma è già parte del codice della strada in altri paesi europei ad esempio in Francia, dove la distanza laterale da mantenere quando si supera un ciclista è di 1 m in centro urbano e di 1,5 m sulle strade extraurbane, con ammende da 135 euro e la decurtazione di 3 punti patente, infatti nelle zone frequentate da ciclisti si incontrano segnali di questo tipo.

E’ chiaro come questo tipo di normativa tuteli i ciclisti nel momento in cui vengono superati da un veicolo a motore, sia scongiurando possibili urti, sia evitando i potenziali problemi legati allo spostamento d’aria che non sono da sottovalutare, in particolare quando a superare il ciclista sono furgoni, autobus o mezzi pesanti. E’ importante però notare, inoltre, come le auto dovrebbero non dimenticare di indicare con la freccia quando si accingono a superare il ciclista, in questo modo mettono sull’avviso le auto che seguono non solo della manovra, ma soprattutto della presenza del ciclista.

Purtroppo le norme che regolano la distanza laterale del sorpasso ai ciclisti non sono sufficienti a scongiurare molti degli incidenti che coinvolgono con maggiore frequenza i ciclisti: quelli agli incroci, quando la bicicletta o l’auto stanno uscendo da uno stop oppure al momento in cui un’auto svolta a destra o a sinistra (come ad esempio nell’incidente in cui a perso la vita Michele Scarponi).

Cosa accade in queste situazioni? Perché sono così rischiose?

Se analizziamo quello che succede nella mente del guidatore, come fa la psicologia del traffico, in gran parte dei casi il ciclista non è stato visto e pertanto il guidatore non ha fatto nulla per evitare l’investimento. Questa situazione è purtroppo così frequente date le caratteristiche del veicolo “bicicletta” e in particolare le sue dimensioni. Essendo un veicolo di piccole dimensioni rispetto alle auto è più difficile da avvistare e cade spesso nei punti ciechi del campo visivo, causati dalle strutture dell’abitacolo che non permettono una visione binoculare completa. Ciò comporta che quando si guarda frettolosamente prima di immettersi in una strada (specie se la visibilità non è ottimale) o di svoltare in una strada secondaria ad un incrocio, c’è il rischio che una bicicletta in arrivo non venga vista (o vista troppo tardi). Il rischio è simile per le motociclette sempre in relazione alle loro dimensioni (guarda il video). Il rischio di mancato avvistamento di ciclisti e motociclisti aumenta per la stessa ragione anche in condizioni di scarsa visibilità come con la nebbia o il sole abbagliante..

Un’altro fattore che aumenta il rischio di incidente per i ciclisti e la difficoltà dell’automobilista nel valutare correttamente la velocità di veicoli più piccoli come bici o motociclette. Quando siamo alla guida dell’auto sappiamo valutare in modo più corretto la velocità di veicoli di dimensioni simili a quelli che guidiamo (quindi quella delle altre auto), ma abbiamo difficoltà a valutare correttamente la velocità di veicoli più piccoli, che in genere viene sottostimata (guarda il video). Ciò significa che la bicicletta o la moto in realtà si stanno avvicinando molto più velocemente di quanto noi percepiamo e potremmo non avere tempo sufficiente per effettuare una manovra prima del loro arrivo con l’evidente rischio di uno scontro. Un altro tipico incidente per i ciclisti avviene infatti quando una macchina li supera per poi svoltare immediatamente a destra, in questo caso il guidatore spesso non si rende conto di tagliare la strada al ciclista che sta proseguendo per la propria strada mantenendo la propria velocità, ma sembra che questo aspetto non venga tenuto in considerazione.

Cosa fare dunque? E’ solo questione di prestare maggiore attenzione? Non solo, è necessario sapere a cosa prestare attenzione. Agli incroci e prima di svoltare è fondamentale guardare più volte e soprattutto avere in mente le biciclette, cioè aspettarsi che possa esserci o arrivare una bicicletta. In tutte le situazioni e anche sulla strada infatti percepiamo prima e reagiamo prima a ciò che che ci si aspetta rispetto a ciò che è inatteso. Quindi prevedere che possa arrivare anche una bici o una motocicletta aiuta il guidatore a identificarle in tempo, anche in quelle situazioni di visibilità in cui e più difficile. Anche i ciclisti devono tenere maggiormente in considerazione la possibilità di non essere visti, anche quando hanno il diritto di precedenza, e cercare per quanto possibile il contatto visivo con l’automobilista per assicurarsi di essere stati visti, la velocità e la distanza a volte però non lo consentono.

Il rispetto delle norme da parte di ciclisti e degli automobilisti è certamente fondamentale e alla base della sicurezza di tutti, occorre però una maggiore consapevolezza dei rischi legati al sorpasso dei ciclisti e, on meno importante, dei limiti della capacità dei guidatori nell’avvistare e valutare correttamente la velocità dei ciclisti, per poter porre una corretta attenzione nelle situazioni in cui sono più probabili incidenti con chi guida una bicicletta.